“SINDROME D’ARTISTA” di Giovanni Stano.
Recensione di Tiziano Thomas Dossena. Pubblicato su L’Idea N.13, VOL. II, 2002, NY
Valutando l’opera di un pittore poeta, sei sempre assalito dal dubbio che un’arte sia evoluta a discapito dell’altra. Esamini l’opera letteraria e ti accorgi che esiste una disparità con quella pittorica e vorresti sapere se, in effetti, l’arte abbia sofferto perché l’energia creativa si è incanalata principalmente nella stesura dei testi poetici. Tipico esempio di questa dicotomia creativa è Giovanni Stano, autore del gradevole volumetto Sindrome D’Artista. In questo conciso libro di poesie, questo ‘messaggio ai giovani del 2000’, come lui lo definisce, le poesie hanno uno spessore che chiaramente le immagini usate in qualità d’illustrazione non hanno. Non voglio asserire che le figure manchino di una loro individualità od originalità. Quello che blocca la loro efficacia è la legnosità del disegno, che toglie alle composizioni l’armoniosità che palesemente l’artista ha cercato di effigiare. Questa sua rigidità, e l’artista perdoni il messaggero, è forse dovuta ad un’eccessiva tendenza al dettaglio grafico. Molto spesso chi ha queste tendenze soffoca la soavità del proprio prodotto artistico con inutili rifiniture che hanno l’intenzione di ottimizzare il disegno, ma che in realtà gli tolgono l’iniziale spontaneità. Chi legge penserà forse che la mia recensione abbia preso un indirizzo sfavorevole per questo artista, ma posso sinceramente dichiarare Giovanni Stano rimane un pittore più che valido e mi auguro che egli prosegua nella sua produzione artistica. Quello che mi ha sorpreso è riscontrare che le sue poesie hanno una fluidità stilistica ed espressiva ammirabili, e riescono a penetrarti con il loro messaggio di pace e fratellanza. Si riconosce l’artista che ha creato quei quadri, quelle immagini, per la sua sensibilità ed il taglio altamente emotivo. Quello che c’è in più, però, è la naturalezza della realizzazione, non influenzata, in questo caso, da un eccessivo e incompatibile scrupolo estetico. Le sue poesie riescono quindi a sovrastare la sua opera pittorica.
L’importanza del poeta tuttavia non risiede nella sua immediatezza, peraltro molto lodevole, bensì nella profondità del suo messaggio di fratellanza e di solidarietà. In un mondo ormai interessato solo al materialismo, al proprio interesse, riscontrare che esistono ancora individui la cui vita artistica è un continuo atto di fede è una piacevole sorpresa. Giovanni Stano è quindi degno d’ammirazione, sia per la sua attività artistica sia per il suo tentativo di usare questo suo dono per il bene altrui, per riportare un po’ di speranza a questi nostri giovani che molto spesso si sentono emarginati o perlomeno non ‘sintonizzati’ con il flusso della società che li circonda. Nella sua introduzione l’autore difatti dichiara: “Chi è più a rischio, oggi, se non i giovani che, per mancanza di valori, demotivati, non sentiti da questa società per quello che valgono veramente, vanno sempre più alla deriva? Ma se educati attraverso l’Arte e la Fede si elevano nello spirito, nella mente e nel corpo; si restituisce loro un’autostima che li distingue come valori e che li eleva come persone e come tali nati per vivere e non per morire.”
Che il suo messaggio sia mirato ad un’evangelizzazione del lettore è parimenti esplicito: “È questo il messaggio da dare ai giovani del 2000 per ereditare, domani, un mondo migliore basato soprattutto sulla carità del dare, nutrendo così speranza per un autentico ritorno a Dio.”
Sindrome d’Artista è quindi molto di più di una collezione di poesie illustrata dall’artista. È uno strumento per riportare serenità agli animi tormentati, per convincere il lettore ad un ritorno alla fede attraverso un’introspezione di una pregevole liricità, per riportarlo a Dio.