Tiziano Thomas Dossena. Pubblicato su L’Idea N.15, VOL. II, 2002, NY
L’ultimo libro dell’amico Domenico Mazzone, pubblicato postumamente dalla casa editrice Pentland di Raleigh, North Carolina, è indubbiamente un prodotto che farà parlare di sé. Scritto a quattro mani con il figlio Peter, il libro, redatto in lingua inglese, presenta in maniera stimolante una teoria del noto artista a proposito della determinazione delle caratteristiche sessuali del bambino.
La teoria, indiscutibilmente controversa, si fonda su una serie d’osservazioni attuate nell’arco di quarant’anni da Mazzone padre a proposito della struttura familiare e del rapporto coniugale come presupposto alla “scelta”, peraltro inconscia, da parte della madre, delle caratteristiche sessuali, sia genotipiche sia fenotipiche, del bambino.
Mazzone asserisce che la madre crea attorno all’uovo una barriera chimica atta a filtrare, e di conseguenza prescegliere lo spermatozoo che arriverà a fecondarlo, e quindi a riprodurre.
La teoria è sviluppata linearmente, anche se lo stile risente forse un po’ dell’esperienza letteraria del figlio, noto avvocato, che tende a rendere lo scritto un po’ troppo laborioso, specialmente nella tendenza a ribadire l’ignoranza dello scrittore in campo scientifico, peraltro contraddetta almeno in parte dal contenuto del libro, ed il fatto che questa è solo una teoria. La ripetizione (se non sbaglio l’ho letta sei volte) pone il presupposto che il lettore non crederà a ciò che viene scritto e non si sa per quale ragione alla fine della lettura “qualcosa” di magico dovrebbe convertirlo a questa nuova teoria genetica. Percepisco qui una cautela da parte di Peter Mazzone che forse è un po’ eccessiva. La teoria è e rimarrà controversa. Questo a prescindere dalla preparazione scientifica degli autori. Qui quello che conta è il contenuto.
Da parte mia ho trovato il libro interessante perché non ha pretese di convincere il lettore, ma altresì vuole esporre una serie di osservazioni che hanno portato l’autore a formulare una sua teoria personale.
Bastano queste osservazioni a provare la veridicità della teoria scientifica? Al lettore l’ardua sentenza. Sarebbe interessante, come del resto suggerisce anche Mazzone, che qualche ricercatore approfondisse in merito. Chiaramente vi sono molte verità in quello che Mazzone asserisce, solo che voler provare una teoria scientifica senza usare delle statistiche specifiche è perlomeno discutibile. L’opera rimane quindi più un tentativo di conversazione con il lettore, come quelle famose, estese e spesso inconcludenti conversazioni che si fanno a proposito della politica o dello sport nell’ambito della piazza o del bar del paese, che non un fascicolo scientifico-letterario. Un pensiero, una cogitazione, un ragionamento, profondo nell’acuità dell’osservazione, ma carente di prove e di riferimenti scientifici. Se abbracciato con quest’intenzione, allora il contenuto diventa più interessante e valido e certamente merita l’attenzione del lettore.