“IL LIBRO DELLA VITA” di Lucia Tumino.
Recensione di Tiziano Thomas Dossena. Pubblicato su L’Idea N.15, VOL. II, 2002, NY
Lucia Tumino, della quale recensii il volume “Il Pensiero del Giorno” nel numero precedente, si presenta con un altro ottimo libro, pubblicato da Gabrieli Editore di Roma, Il Libro della Vita. La grafica è più curata, anche se non condivido le scelte delle illustrazioni che, pur belle, non hanno alcun’attinenza ai versi contenuti in questa raccolta. La pseudo-motivazione dell’editore mi pare solo una scusa per inserire illustrazioni di vari artisti a lui cari: “i disegni contenuti …non sono rivolti ad illustrare i versi dei poeti (che ci fossero altri poeti in questo libro non m’ero accorto), oggi esigenza non più avvertita…”.
In compenso, i versi di Lucia sono vigorosi e trascinanti. La poesia della Tumino è carica di una preponderante amarezza, che è proprio la sorgente dell’intensità dei suoi versi. La vera poesia del resto, non quella ricercata degli accademici, bensì quella spontanea proveniente da un cuore provato, è l’espressione dell’anima e principalmente dei tormenti che essa soffre.
Lucia Tumino riesce a trasporre i propri sentimenti con efficacia, presentandoci contemporaneamente con valide immagini della propria gioventù e della Sicilia di un tempo che fu.
Degni d’attenzione sono i versi di “La Casa dei Ricordi”, che ripercorrono in un fiato l’essenza della vita di Lucia: la gioventù sacrificata, la disillusione causata da un destino crudele ed alfine la tenue speranza che tiene in vita il desiderio di trovare appagamento ai propri bisogni affettivi.
Le tue vecchie mura, sono
impresse nel mio cuore!
Le porte sgangherate
mi davano sostegno.
Le macchie del tuo umido
mi davano calore…!
La luce troppo fioca
m’illuminava il volto,
che, giovane e raggiante,
aspettava l’amore…!
Il mio sguardo ansioso,
s’immergeva ovunque…
fuori dall’abitacolo
degli appannati vetri.
Dietro rete metallica…
allungavo la pupilla!
Dagli spioncini chiusi,
severamente proibiti,
da rigorosi genitori che
proteggevano il mio volto,
guardavo l’orizzonte…,
in pace, anche il tramonto!
Diceva Mamma mia, ch’era
di gran casato…:
“Il volto che non è visto
vale molto di più…”!