LE (DIS)FUNZIONI DEI COMITES.

LE (DIS)FUNZIONI DEI COMITES.

Articolo di Tiziano Thomas Dossena
pubblicato sul numero 22 di Racconti e Letteratura, 2000

La legge istitutiva dei Comites dichiara che i compiti di tale comitato sono molteplici: promuovere, nell’ambito della circoscrizione idonee iniziative nelle materie attinenti alla vita sociale e culturale, all’assistenza sociale e scolastica, alla formazione professionale, alla ricreazione, allo sport e al tempo libero della comunità residente nella circoscrizione; cooperare con l’autorità consolare nella tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini emigrati; esprimere parere motivato ed obbligatorio sulle richieste di contributo che sodalizi, associazioni e comitati, rivolgono al Ministero degli affari esteri, per il finanziamento di tali attività.

Tutto questo “ben di Dio” di attività dovrebbe emergere da un comitato formato da volontari con una quasi totale assenza di fondi? Le attività che in effetti fioriscono sono quelle che ci sarebbero state anche senza il Comites e che hanno preso il patrocinio del Comites solo perché chi le realizza sono individui che hanno legami diretti o indiretti con i consiglieri eletti . Esistono in realtà ben poche funzioni che il Comites di NY e CT sia riuscito ad espletare in esclusiva. Certo, ha funzionato, nel senso che è riuscito a riunirsi e discutere i vari progetti, a formare commissioni e fare parate (del resto anche questo con bassa partecipazione), ed anche ad organizzare conferenze.

A voi, cari lettori, sembra plausibile che si tengano trentasette consiglieri in “ostaggio” in assemblea per varie ore ad ascoltare discorsi molto simili a quelli che si sentono alle riunioni condominiali, per poi concludere che il tutto va rimandato alla prossima riunione? Giudici, ingegneri, avvocati, tecnici, insegnanti, tutti “smarriti” in una sala per cercare di capire cosa si può fare, oltre che discutere con il cretino di turno che vuole una “patacca”, ma che allo stesso tempo si presenta solo ad una assemblea su tre.

I Comites sono un “qualcosa” di ibrido che lo stato ha inventato in passato per rimandare il vero discorso, cioè quello del voto, il più a lungo possibile. Sono associazioni formali di consiglieri che sono arrivati a farsi eleggere per ragioni disparate, con obiettivi diversi e con svariate influenze politiche, e hanno intrinsecamente una divergenza che influenza tutte le azioni di tali comitati.

Oltre a ciò, i Consiglieri non vengono pagati e certamente questo non è stimolo né ad una grande produttività né ad una strutturata revisione delle loro attività. Non voglio asserire che un ipotizzabile pagamento dei consiglieri implichi necessariamente una concretizzazione dei progetti in corso, ma certamente metterebbe i componenti dei Comites in posizione di “impiegati”, forzandoli a dovere dar conto delle loro azioni.

Molto fumo, quindi, e poco arrosto in questi moribondi Comites (c’è già nell’aria la minaccia di un’eventuale scioglimento dei Comites al momento del completamento della legge sul diritto di voto), perlomeno in quello di New York e Connecticut.

Soldi, tempo e danaro buttati al vento per ottenere qualche conferenza (come se non ce ne fossero già tante), tante promesse e tanta animosità tra i componenti delle varie liste.

Era questo che il governo si prefiggeva? Non credo proprio.