Gli Italoamericani ed il voto.
Articolo di Tiziano Thomas Dossena
Pubblicato sul numero 20 di Racconti e Letteratura, 1999
Qualche giorno fa in un rinomato quotidiano italiano apparvero dei pesanti ed offensivi giudizi a proposito degli italiani d’America. Non voglio entrare in merito ai commenti denigratori del famoso giornalista, che sono certo frutto di ottusità culturale e di un mal fondato pregiudizio. Quello che mi ha dato fastidio nel suo articolo, e che mi pare sia completamente fuori luogo, è il collegare la presunta ignoranza degli italiani in America con il loro diritto al voto.
Questo tipo di valutazione della nostra comunità negli USA è tutt’altro che nuovo e riecheggia tempi bui che avremmo voluto scordare o perlomeno ricordare solo come capitoli da libro di storia. Il calpestare i diritti di un essere umano perché considerato inferiore, culturalmente o economicamente, è un errore che si pensava superato da molti anni.
Gli italoamericani non sono preparati a votare? Anch’io ne sono sicuro e sono altresì convinto che alcuni disertori della vanga, come li definisce ottimamente la mia amica Fiorella Kelley, appariranno in scena al momento delle elezioni e dopo molto abbaiare riusciranno anche a carpire abbastanza voti per arrivare a Roma. Personalmente io ho il terrore di vedere dei cretini patentati riuscire ad intrufolarsi nel sistema legislativo italiano (del resto, bisogna anche dire che adesso non tutti i nostri parlamentari sono riconosciuti per la loro intelligenza)..
Avendo una qualche esperienza d’elezioni nella comunità italiana degli USA (io sono stato eletto due anni fa al Comitato Italiani all’Estero di New York e Connecticut, e ho fatto parte dell’assemblea che ha scelto i nostri rappresentanti al Congresso Generale degli Italiani all’Estero), posso assicurarvi che c’è da aspettarsene delle belle.
Perché allora la mia reazione di dissenso con il nostro carissimo giornalista? Non è vero forse che molti dei nostri futuri elettori che vivono all’estero sono impreparati?
Sarà forse anche vero, ma questo non ha nulla a che fare con il diritto inalienabile al voto. Il momento che il parlamento ha deciso che costituzionalmente il voto è legale, tutte le altre considerazioni sono irrilevanti. Dobbiamo pensare che altrimenti si dovrebbe togliere il diritto agli italiani che vivono in patria qualora essi non siano preparati? Ahimè, che disastro sarebbe. Inoltre, come determineremmo questa preparazione? Dovremmo forse dare un esame statale a tutti i cittadini per determinare il loro livello di preparazione politica?
Io rammento i periodi elettorali in Italia di qualche anno fa: Tizio consigliava al vicino di casa di votare tale partito e tale candidato (perché è una brava persona) e Caio naturalmente votava come gli aveva chiesto l’amico, che ne sapeva più di lui (o almeno così egli credeva); la moglie che chiedeva al marito come e per chi votare, senza porsi neanche il più distante dubbio che forse anche il marito ne sapeva pochino sull’argomento; il cittadino fedele al proprio partito che votava un candidato solo perché portava i colori giusti, pur sapendo che era un ladro od un incapace; la massa d’elettori che seguivano ciecamente le indicazioni date loro in sedi non propriamente politiche, quali le chiese.
Quei tempi non ci sono più? In Italia ci siamo tutti raffinati? Forse. Non rammento però che ai nostri genitori sia mai stato tolto il diritto di voto solo perché a qualcuno sia venuto il dubbio che loro non fossero abbastanza politicamente smaliziati. Non vi è, e non vi può essere, alcun legame fra la preparazione dell’individuo, il suo livello educativo, culturale, sociale od economico ed il diritto al voto. Si spera sempre che il cittadino agisca in maniera responsabile, ma non si può andare oltre e prevaricarne i suoi diritti solo perché si sospetti che egli possa essere influenzato in maniera negativa da qualche arrivista (e quanti ce ne sono anche in Italia!) o che non capisca bene per chi stia votando. Il rischio è sempre esistito e sempre esisterà. Fa parte del processo elettorale e non merita alcun’altra valutazione in rapporto al diritto di voto in sé.
E poi, diciamoci la verità: i tempi delle valigie di cartone (come già dissi in un precedente articolo) sono finiti e lo spettacolo di Beppe Grillo ” Te la do io l’America”, per quanto possa aver fatto ridere a crepapelle gli italiani, è stato solo uno scherzoso commentario sull’apparente ingenuità degli italoamericani e nulla più, cioè è stato solo uno spettacolo e non riflette la realtà della nostra popolazione abitante negli USA..