N.19, VOL. II, 2004
LA VECCHIAIA
La solitudine ti assale, infida, quando meno te lo aspetti. Credi di essere abituato a stare solo, anzi, cerchi un poco d’isolamento onde dedicarti alle tue attività, che in passato hai dovuto trascurare per dedicarti alla famiglia, ed ecco che scopri in te una sensazione che non avresti mai creduto di provare. Tu, che hai sempre portato avanti il mondo che ti circonda. Tu, che hai dato serenità ai figli ed al partner di una vita con la tua solidità. Tu, che sei sempre stato il punto di riferimento della prossima generazione, di colpo scopri che nessuno ha più bisogno di te, che il mondo funziona anche senza di te, forse addirittura un tantino meglio di quello che t’immaginassi. La tua vita ha perso, apparentemente, lo scopo di esistere e la solitudine incipiente si rafforza sempre di più, fino a creare una continua atmosfera di melanconia mista a riflessioni nostalgiche per un mondo che non tornerà più. L’angoscia t’assale e ti ghermisce il petto. Non sei più tanto sicuro se sia solo una sensazione o se il cuore ha deciso di fare le bizze. Questo, aggiunto ai vari inevitabili acciacchi e ad un notevole calo di memoria ti porta ad affermare che “la vecchiaia è una carogna”. Hai ragione, ma non perché l’età avanzata porti necessariamente all’isolamento, alla solitudine o perché i vari dolori e fastidi t’impediscano di fare quello che facevi a vent’anni. La verità è molto più complessa di quello che appare. La memoria che uno crede di avere perso ha subito una metamorfosi. Ci si ricorda di tanti, tanti fatti. La gioventù al paese o in campagna, il primo amore, le scampagnate, le difficoltà economiche iniziali che quasi tutte le famiglie novelle incontrano, l’emigrazione, la nascita dei figli… quanti, quanti ricordi percorrono continuamente il labirinto della tua mente. Per anni ti sei ricordato dei tuoi impegni e anche di quelli dei figli. “Lavati, mangia, pettinati, fai i compiti…” Quanti ordini che in realtà erano solo un continuo rammentare ai giovani quali fossero i loro doveri… Bisognava ricordarsi di tanto e lo facesti con efficacia. Ti sembra che ora la memoria ti sfugga, ma è solo che non necessiti più di ritenere così tante informazioni. Il mutuo è pagato, i figli si sono sposati, la macchina non la usi più perché la vista ti tradisce, a volte… Allora il cervello cambia marcia e decide di non ritenere le informazioni che sono ormai inutili. In compenso però, altri fatti che credevi aver scordato ritornano alla memoria, vividi più che mai. Non hai perso la memoria, dunque… Ti ricordi quand’eri bimbo e ci si sedeva tutti in una stanza ad ascoltare i nonni o gli zii anziani raccontare i fatti della loro gioventù? Questa è stata la consuetudine degli esseri umani negli ultimi diecimila anni e forse più. Non vi sono mai state differenze fra le varie popolazioni o gruppi etnici. Gli anziani erano i depositari delle tradizioni, degli usi e dei costumi e, naturalmente, della storia famigliare. Ora, in questa società che corre verso l’autodistruzione, l’informazione è ovunque e ci sembra superfluo dover ascoltare i discorsi degli anziani.
No, non è che sei necessariamente solo e sicuramente non sei inutile, è che il mondo ha perso la coerenza nel rapporto di famiglia e crede di rimpiazzare tutto con i beni materiali, con il computer, la televisione, i documentari… Non è che il giovane non ha più bisogno di te, è che non sa che cosa sta lasciandosi sfuggire quando, invece di passare del tempo ad ascoltarti o a spiegarti i suoi sogni, spreca del tempo davanti ad uno stupido giochetto video.
No, non sei né insignificante né improduttivo. Rammentalo ai giovani e specialmente alle persone di mezza età che al momento controllano il mondo che ti circonda. Hai in te la storia di una vita. L’essere umano scrive per essere letto, canta per essere ascoltato e vive, molto spesso, per dar gioia alla vita dei propri cari. Togliere questo privilegio ad un anziano vuol dire condannarlo alla solitudine, ed è questa una condanna che certamente non hai meritato.
Forse non è la vecchiaia che è necessariamente una carogna, ma è la società odierna che si comporta da carogna non permettendoti di adempiere lo scopo finale della tua vita, vale a dire quello di consigliare, informare e affascinare i giovani, offrendo, come sempre è stato fatto nell’arco della storia umana, la tua esperienza di vita per il bene del nucleo famigliare.