QUARANT’ANNI DI VITA PER IL PONTE DI VERRAZZANO: Gianvito Bottalico.

QUARANT’ANNI DI VITA PER IL PONTE DI VERRAZZANO: Gianvito Bottalico.

Intervista di Tiziano Thomas Dossena, pubblicata su L’IDEA N.21, Vol.II, 2005, NY

Il Ponte di Verrazzano è un’opera maestosa situata all’imbocco della baia di New York. Quest’imponente struttura collega i quartieri (borough) di Brooklyn e Staten Island da ben quarant’anni. Dodicimila operai lavorarono ininterrottamente per ben cinque anni per costruire il ponte, ed altri cinque per completarlo in tutti i suoi dettagli. In breve tempo diventò parte integrante della panoramica newyorchese ed apparse in molti film e telefilm. Tra i più famosi, “La Febbre del Sabato Sera”, con John Travolta, nel quale un personaggio decide di commettere suicidio saltando dal ponte.

Duemilanovecento famiglie della zona di Bay Ridge, in Brooklyn, dovettero abbandonare la propria abitazione per far posto al ponte, creando immaginabili controversie. Nonostante ciò, il ponte, progettato dall’architetto Othmar Ammann, conosciuto anche per i progetti dei ponti di George Washington, Throgs Neck, Whitestone, Triborough e Bayonne, fu completato ed aperto al pubblico il 21 novembre 1964. Con un pedaggio di soli cinquanta centesimi (cifra che ora è salita ad otto dollari), il ponte di Verrazzano ampliò le possibilità di sviluppo per l’isola di Staten Island (difatti la popolazione da allora è raddoppiata, mentre nel resto della città è rimasta pressoché stabile). Questa magnifica struttura ritiene ancor oggi il titolo di “ponte sospeso più lungo d’America” (perse il titolo mondiale nel 1981).

Nell’occasione del quarantesimo compleanno del ponte di Verrazzano abbiamo avuto l’opportunità di intervistare l’infaticabile collaboratore della nostra rivista, Gianvito Bottalico, che, con altri trenta tecnici, ebbe per due anni la responsabilità della manutenzione di tale struttura. Essendo altresì noto per le sue miniature metalliche dei vari ponti newyorchesi, Gianvito è certamente la persona più adeguata a raccontarci qualche cosa al proposito.
L’IDEA: Gianvito, qual è il tuo rapporto con il ponte di Verrazzano?
Gianvito Bottalico: Nel biennio ‘93-‘94 feci parte del gruppo di circa trenta tecnici che cura la manutenzione meccanica ed elettrica di questo magnifico ponte. È una costruzione che ancor oggi, a quarant’anni dalla nascita, mozza il fiato, t’inebria con la sua maestosità. Devi sapere che anche se ora è diventato quarto nel mondo come lunghezza di ponte (sospeso), quando fu completato il livello superiore, nel novembre del 1964 (il livello inferiore fu aperto al pubblico solo nel 1969), era il ponte più lungo. Con i suoi circa 4.500 metri di lunghezza totale e le sue due torri che s’ergono  209 metri dal livello del mare (misurate ad alta marea), questo ponte merita tutto il rispetto che, sia i casuali viaggiatori sia gli abitanti del luogo, gli dimostrano. A volte mi pare quasi che la Statua della Libertà gli faccia un poco gli occhi languidi…
Big John, oppure The Italian Bridge, com’è chiamato da chi vi lavora, richiese in totale più di dieci anni per la costruzione, e si può ben capire perché: 143.000 miglia e 49.000 tonnellate di cavi metallici, 181.000 tonnellate d’acciaio strutturale, 714.000 iarde cubiche di cemento… Pensa che nel progettarlo si dovette tenere in conto la curvatura terrestre e così le due torri sono distanti circa cinque centimetri di più all’apice che alla base proprio per ovviare alla suddetta curvatura…

L’IDEA: Sento nella tua voce un’emozione molto forte. Ne parli con orgoglio e comprendo i tuoi sentimenti, ma forse c’è qualche altra ragione per questa tua reazione. Che cosa puoi dirmi al proposito?
Gianvito Bottalico: Il mio è un rapporto quasi personale, una specie d’infatuazione che sento per questo straordinario ponte. Credimi, non sono il solo a sentire i brividi nel ricordare gli anni della costruzione, l’avverarsi di un sogno che pareva quasi irrealizzabile. La sua è una presenza che non si può ignorare. Ogni anno, del resto, è il punto di partenza della Maratona di New York… La scelta del nome non è solo un onore, dopo tutto meritato dal grande esploratore, bensì una conferma del successo degli italiani in America.

L’IDEA: Ho avuto il piacere d’ammirare una delle tue “creazioni” per le quali sei conosciuto nella comunità pugliese di Brooklyn. Era una riproduzione in rame del ponte di Verrazzano, che tu cortesemente offristi circa un anno fa al direttore della rivista Bridge Apulia USA, in una cerimonia presso l’Italian Center della New York University. Conoscevo le tue abilità nel trasformare dei pezzi di metallo di “recupero” in piccole opere artigianali perché avevo visitato negli anni alcune mostre collettive alle quali avevi partecipato. Non ero consapevole, però, che queste tue trasformazioni erano diventate così articolate e multiformi da meritare l’attenzione e gli elogi dei critici d’arte. Ho potuto notare un’evoluzione artistica ragguardevole e mi devo complimentare con te per questa tua decisione di continuare nella tua ricerca creativa. Molte delle tue opere sono ponti e grattacieli che adornano l’orizzonte newyorchese.  Quando hai iniziato a realizzare queste tue miniature in metallo?
Gianvito Bottalico: Fin da quando ero bimbo avevo la passione di costruire con vari materiali i miei giocattoli. Io sono nato a Mola di Bari, una cittadina che allora era prevalentemente dedicata alla pesca. I soldi a casa non abbondavano e così noi bimbi ci adattavamo a giocare con quello che c’era. Allora bastavano delle scatole vuote, degli elastici, delle mollette per i panni ed un po’ di farina (per la colla) per creare giocattoli meccanici fantasiosi che stimolavano ancor più la nostra creatività. In un certo senso era un circolo vizioso. Si concepiva un giocattolo che, a sua volta t’eccitava e t’invogliava a produrne un altro, più complesso… Quando emigrai negli Stati Uniti, l’architettura della metropoli mi affascinò e mi spinse a creare delle riproduzioni che non erano più giocattoli. Davo vita a piccole opere artigianali solo per il gusto di produrle. Nel 1973 cominciai a lavorare come tecnico per la manutenzione dei ponti metropolitani e questo diede origine ad ulteriori possibilità, sia di recuperare materiale di scarto “interessante”, sia di avere un contatto con queste splendide strutture metalliche. Vedevo già il prodotto finito nel pezzo di metallo ritenuto inutile da altri e ciò mi eccitava oltremodo. Pareva che il metallo mi parlasse e mi dicesse che era il mio dovere di estrarre le sue vere forme. Poi, a lavoro finito, il nuovo pezzo manifestava la propria storia quasi a dichiarare, “Eccomi, sono qui, esisto!”.

L’IDEA: Noto dal tuo curriculum che sei amante anche della musica. A che livello hai portato questa tua altra passione?
Gianvito Bottalico: Io faccio parte di un quartetto musicale, quelli che qui negli USA s’usano chiamare “Barber Shop Quartet”. Con questo gruppo vocale canto in molti spettacoli di beneficenza. Oltre a ciò sono un componente dell’Italian Opera Company… L’ultimo spettacolo che ho eseguito è stato il musical “I Don Quixote”, nel settembre scorso.

L’IDEA: Mi congratulo ancora per le tue attività artistiche e canore e mi auguro che possano sempre più svilupparsi.