PERCORSO STELLARE.
Intervista all’artista Nicola Morea, pubblicata su L’IDEA N.22, Vol.II, 2005, NY
Tiziano Thomas Dossena: Maestro, ho avuto l’opportunità di esaminare ed ammirare il CD da lei promosso. Vi sono incluse in questo programma molte delle sue opere, un’estesa bibliografia e biografia, il tutto in una struttura tecnicamente scorrevole ed esteticamente piacevole. Mi congratulo innanzi tutto per la bella presentazione di questo CD. Mi sono incuriosito delle varie fasi “creative” da lei attraversate. Potrebbe parlarne un po’ in merito, spiegando la ragione di queste evoluzioni o metamorfosi?
NICOLA MOREA: Prima di dare corso alla Sua intervista, forse è opportuno fare una breve cronistoria delle mie vicende artistiche. Ho iniziato ad avvicinarmi all’Arte da ragazzo, frequentavo all’epoca la Scuola Media Inferiore, ed è durata circa tre anni. Successivamente, ho iniziato a giocare al calcio (altra mia grande passione) a livello dilettantistico ed ho smesso nel 1972, ultimo mio campionato di calcio nella compagine del Rutigliano. Nel 1973 ho ripreso con la pittura e da allora non ho più smesso. La mia vena artistica sicuramente deriva da mia madre, che forse i molesi più anziani fra i Suoi lettori ricorderanno, che era creatrice di moda e la cui sartoria a Mola era fra le più apprezzate.
La mia origine è figurativa, dal 1973 al 1976 anno della mia prima mostra a Gioia del Colle, ho curato essenzialmente lo studio dei grandi Maestri, sia del Rinascimento sia della fine dell’ottocento italiano e francese fino ai giorni nostri. Nel 1976/77 ebbi modo di conoscere Don Pedro, grazie al quale riuscii ad avere una diversa concezione del fare arte. Da allora il mio percorso artistico è stato una costante ricerca che, attraverso la sintesi ed il colore, mi ha portato alla produzione attuale. D’altronde, come Lei sa, il cammino di molti pittori è stato un percorso d’evoluzione dal figurativo verso l’astratto o l’informale, allorquando le fasi della ricerca pittorica fino a quel momento esperita, risultavano superate.
Tiziano Thomas Dossena: La sezione “radici dell’arte” mi pare un omaggio all’arte paleolitica. Che cosa ha stimolato queste particolari opere?
Morea: “Le radici dell’arte”, più che una mostra omaggio all’arte primordiale, è stata una mostra tenuta al Castello Angioino di Mola, quale dimostrazione della sensibilità dell’uomo nei confronti della rappresentazione tout court degli avvenimenti che coinvolgevano quegli uomini e forse ancora di più, nel non figurativo comune a molti popoli sparsi nei cinque continenti, che davano la misura di quanto la loro opera fosse incentrata sull’impatto con il colore. A questo aggiunga che poi mi son preso la libertà di accostare ogni dipinto ad una fase della pittura più nota, dagli impressionisti a Kandinski, da Cezanne a Picasso. Gli accostamenti, infatti, si sono rivelati essere di grande stimolo per chi ha potuto osservare i dipinti che, en passant, hanno riscosso un grande favore da parte dei collezionisti.
Tiziano Thomas Dossena: La sezione “finestre” mi lascia un po’ perplesso, perché mi pare più una serie di confronti grafici e di sperimentazioni con l’antinomia cromatica che non una vera ricerca della propria essenza artistica, come molte altre sue opere sembrano manifestare. Potrebbe spiegare la particolarità di questi elementi?
Morea: Le “finestre “ sono una evoluzione di un periodo precedente, che il compianto critico Marcello Venturoli definì coevo alla più nota “transavanguardia “ teorizzata da Achille Bonito Oliva. Si trattava, per me, di dare corso ad una pittura elaborata servendomi, nell’impianto del dipinto, dei tre colori primari quali finestre all’interno di una delle quali, di volta in volta, si aprivano spaccati di paesaggi, di figure, di nature morte.
Tiziano Thomas Dossena: Quali sono i materiali da Lei usati e quali sono le ragioni di tale scelta?
Morea: Per quanto attiene ai materiali da me usati, posso dire di aver operato sostanzialmente con la pittura ad olio, l’acrilico, inserendo all’interno delle mie opere il collage, lo stucco ed altri materiali che ritenevo idonei alla espressione artistica del momento.
Tiziano Thomas Dossena: Lei si considera un artista grafico od un grafico che fa dell’arte?
Morea: La grafica è stata per me una esperienza quasi parallela alla pittura. I miei primi passi con l’acquaforte risalgono alla fine degli anni ’70 sotto la guida della Prof.ssa Maria Bellomo, titolare della cattedra di incisione alla Accademia che ha sede a Mola. Successivamente, ho avuto la fortuna di incontrare Marisa Salomone, titolare di una stamperia d’arte a Bari che mi ha consentito di esprimermi compiutamente come grafico, sperimentando e realizzando in campo grafico (acquatinta, punta secca, materiali diversi come la sabbia, merletti, polvere di vetro etc.) quelle innovazioni e ricercatezze che riescono ad elevare la grafica al livello più alto delle espressioni artistiche.
Tiziano Thomas Dossena: Ho notato che la campagna pugliese, e la vegetazione in particolare, sono un soggetto da Lei particolarmente amato. Potrebbe commentare a proposito?
Morea: Più che la campagna pugliese o le vegetazioni, ho nel cuore la Puglia ed i suoi colori. Non c’è paese e zona della Puglia che non abbia visitato nelle varie stagioni dell’anno. Ogni colore è sedimentato nella mia memoria ed è così che al momento di dipingere, dai cassetti della memoria fuoriescono i ricordi che emergono e danno vita ai miei paesaggi arricchiti dalle mie sensazioni, dalle mie esperienze. A questo proposito ho fatto mia una considerazione di Picasso: “ Dipingere è il mestiere di un cieco. Egli non dipinge ciò che vede, ma ciò che pensa, cosa dice a se stesso su ciò che ha visto “.
Tiziano Thomas Dossena: Due opere da Lei dipinte mi hanno affascinato in particolare. Sono “L’onda” e “Aquilone”, ambedue del 1991. Si staccano dal resto della produzione, a mio avviso, per una caratteristica evanescenza che le rende magiche e palesemente rivelanti. Non ho trovato nelle altre opere una continuità a questa scelta sia di soggetto sia di trasparenza pittorica. Potrebbe esplicare la nascita di queste due opere e la ragione di questa loro apparente unicità?
Morea: Le due opere alle quali Lei si riferisce – L’onda e Aquilone – fanno parte del ciclo “ Le porte del tempo “. Questo ciclo seguì immediatamente il ciclo delle “ Finestre “ e al divertissement de “ Le radici dell’Arte “, tant’è che nella maggior parte di quei lavori, come avrà notato, il nero del fondo è sparito salvo che per un piccolo triangolo nero che faceva capolino all’estremità dell’opera, ed era incentrato sostanzialmente sul recupero di elementi della tradizione pugliese, quali i segni dei trulli. Contestualmente, in questo recupero dell’intera superficie dipinta, emergevano i capisaldi del nostro territorio, il cielo, il mare e quant’altro.
Tiziano Thomas Dossena: Ho letto che Lei ha studiato sotto la guida del pittore Don Pedro, conosciuto ed ammirato dai nostri lettori Newyorchese e Lei ha indicato di avere acquisito una diversa concezione dell’arte grazie a lui. Mi potrebbe dire qualcosa di più, in merito alla relazione artistica da Lei intrattenuta con tale artista?
Morea: Come ho accennato nella prima risposta, la mia esperienza con Don Pedro è stata fondamentale sia dal punto di vista artistico che umano. La sua visione della pittura, penso di essere tra i pochi fortunati che lo abbiano visto dipingere, mi ha consentito di formarmi e di fare tesoro di quest’esperienza, applicandola, successivamente, alla mia visione del fare pittura.
Tiziano Thomas Dossena: Quali progetti ha in cantiere per il futuro?
Morea: I progetti immediati sono: una mostra sulle mie sensazioni ricevute da questo viaggio che ho fatto negli USA, che è in gestazione (è opportuno sapere che le mie mostre, di solito, nascono da un periodo più o meno lungo di introspezione ed assimilazione); la realizzazione di una stanza in un Albergo/Museo a Pesaro, dove provvederò ad allestire con opere del mio ultimo ciclo “IPERPOP”, secondo un mio progetto (ne sono stati presentati diverse centinaia) che ha superato il vaglio dell’ideatore, il Conte Nani di Valfesina.