Pasquale Zagaria Alias Lino Banfi.
Pubblicata su L’IDEA N.11, Vol.II, 2002, NY
(Intervista a cura di Tiziano Dossena e Leonardo Campanile)
Lino Banfi ambasciatore all’UNICEF. Ecco un’immagine nuova, perlomeno per noi che viviamo negli USA. Siamo stati abituati a vedere Banfi esclusivamente come comico e non abbiamo avuto l’opportunità di apprezzare le sue qualità umanitarie. Ai rappresentanti delle Nazioni Unite, però, il suo altruismo, la sua attività filantropica e la sua disponibilità non sono sfuggite. Ecco quindi un riconoscimento ufficiale internazionale che dimostra ancor più la sua universalità artistica.
Nel discorso presentato alla comunità italiana di New York, Banfi ha fatto appello alla generosità dei suoi conterranei affinché questa sua funzione non rimanga solo un atto ufficiale. Il progetto da lui avviato vuole difatti ottenere la vaccinazione di milioni di bambini nello stato dell’Angola, in Africa. Non più solo parole o promesse, quindi, ma fatti.
Il bisogno di condividere il proprio successo economico con i meno fortunati ha origine certamente sia da una sua generosità istintiva, sia dalla sua intensa esperienza d’emigrante. Nei primi anni passati a Milano, difatti, Banfi arrivò persino a dormire sotto i ponti e nella stazione ferroviaria, per mancanza di fondi e di lavoro. A tal proposito, Banfi raccontò ai presenti un particolare episodio di quell’epoca che influenzò innegabilmente le sue azioni future:
Era il 1954; Banfi si era diplomato ed era emigrato a Milano. I lavori che venivano offerti richiedevano una certa esperienza che egli, come studente, non aveva. Ben presto, i soldi che aveva portato con sé finirono. Si trovò a dormire nella stazione ferroviaria Centrale di Milano. Una notte, affamato ed infreddolito, quando ormai aveva perso le speranze di poter sopravvivere in tale ambiente, un “barbone” gli si avvicinò e gli chiese come mai lui fosse lì. Pasquale, questo il vero nome di Banfi, gli fece una breve cronaca delle sue peripezie e l’uomo gli chiese se non gli avessero mai tolto le tonsille. Alla risposta negativa del nostro amato comico, il vagabondo gli suggerì di bere un intruglio da lui preparato che gli avrebbe causato un’infiammazione della gola e gli avrebbe permesso di ricoverarsi in ospedale, al caldo. Banfi, disperato, accettò. Al mattino la sua gola era gonfia ed irritata al punto che, presentatosi alla Guardia Medica, gli vennero immediatamente tolte le tonsille. Quello che Banfi non aveva calcolato, però, era l’inabilità d’inghiottire cibo normale per almeno tre giorni. Il suo soggiorno ospedaliero, quindi, con un misero pasto giornaliero, per di più leggero, e la perdita del sangue conseguente all’operazione, lo aveva oltremodo indebolito. L’unico vantaggio si rivelò il calore delle corsie, così diverso dal rigore della stazione. Al terzo giorno, quindi, quando il primario lo dimise, Banfi, debilitato fisicamente, ma ancor forte di spirito, prese il coraggio a due mani e confrontò il medico con la verità dell’impresa che lo aveva portato in ospedale. A tale rivelazione, il primario esplose in una schietta accusa della società d’allora, che portava un giovine a dover abbassarsi a tale compromessi per sopravvivere. Dopo di ciò, il chirurgo chiamò la suora e la informò che il giovine Zagaria, alias Lino Banfi, sarebbe rimasto in ospedale un’altra settimana ed avrebbe ricevuto due pasti al giorno. Un gesto di fratellanza, quello del medico, che gli permise di recuperare le proprie speranze e di credere nuovamente nell’umanità.
Un personaggio, quindi, umanamente poliedrico, questo Lino Banfi da noi intervistato, che siamo sicuri il nostro pubblico apprezzerà in pieno
L’IDEA: Il Suo vero nome è Pasquale Zagaria. Nella vita di tutti i giorni, Lei s’identifica di più con Zagaria o con Banfi?
Lino Banfi: Devo dire che da circa 40 anni, da quando lavoro, c’è questo conflitto molto duro fra Zagaria e Banfi. Zagaria è quello che pretende sempre di più, però ultimamente Zagaria sembra essere più contento perché Banfi sta facendo certe cose, quindi m’identifico più in Zagaria che Banfi.
L’IDEA: Dei novanta e più film da Lei interpretati, qual è quello che Le sta più a cuore?
Lino Banfi: Diciamo “tutti” per usare un termine esatto, pero soprattutto i primi, quelli che hanno cominciato a farmi entrare nel cinema grazie anche a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, che all’inizio hanno dato una mano a noi che eravamo giovani artisti ed inesperti. I film che ricordo più volentieri sono appunto “Il Brigadiere Zagaria”, perché fu il primo da protagonista e “ Il Commissario Lo Gatto” perché c’era Dino Risi che mi ha diretto, il film che si chiamava “Dio li fa e poi li accoppia” che ho fatto io con la regia di Steno, quindi essendo diretto da grandi registi, che avevano diretto “Totò” cioè artisti più grandi di noi, questi li ricordo volentieri. Fino agli ultimi, che sono diventati importanti per i giovani italiani come “L’allenatore del Pallone”, “Vieni avanti cretino” ecc. Ecco, diciamo un po’ tutti.
L’IDEA: I critici, nel passato, l’hanno accusato di compromesso artistico, cioè di fare parte solo di produzioni cinematografiche di serie B. Come risponde a queste accuse, che peraltro noi crediamo errate?
Lino Banfi: Io diciamo che per dare la risposta a questo ho dimostrato ai critici che da quando ho fatto dei film per la RAI, e alcuni sono apparsi anche nei cinema, come “Vola Sciusciù”, che ha vinto premi in tutto il mondo, un film del resto scritto da me, come le serie televisive dove hanno scoperti che Banfi è anche un attore drammatico, sono stati loro stessi, i critici, che prima dicevano che facevo solo film di un certo livello, a ricrederci e a dire: “Lo avevamo sospettato, ma non eravamo certi finché hai fatto questi film. Quindi, ora, ti reputiamo un grande attore”.
L’IDEA: Ultimamente, Lei ha interpretato un film con Nino Manfredi, da noi intervistato durante una sua visita a New York. Che tipo di rapporto si è formato tra di voi?
Lino Banfi: Un rapporto bello perché facciamo due fratelli e siamo diventati talmente due fratelli tant’è che io adesso sto interpretando un film per RAI 1 che si chiamerà “Un posto tranquillo”, dove io faccio un frate e il Direttore, il regista è proprio il figlio di Nino Manfredi che si chiamo Luca Manfredi. Questo vuol dire che abbiamo stabilito un buon rapporto.
L’IDEA: Ci sono in lavorazione suoi progetti artistici che hanno a che fare con la comunità italiana negli States?
Lino Banfi: Io sto pregando, supplicando che mi lascino tre o quattro mesi d’intervallo perché voglio fare un grande show che racchiuda i trenta o quarant’anni della storia italiana per raggiungere quelli che vivono qui in un modo simpatico, con dei filmati, con degli sketch, con dei balletti, con delle canzoni e una grand’orchestra, quindi un grande show. Ma per fare questo devono lasciarmi almeno quattro mesi liberi per fare delle prove, prendere gli sponsor ed affittare un teatro a Broadway per almeno 20, 25 giorni, dando così a tutti la possibilità di venire a gustarsi questo spettacolo.
L’IDEA: Abbiamo visitato il Suo sito Internet, www.linobanfi.it, che abbiamo trovato molto simpatico. Quali sono le evoluzioni in programma per tale sito?
Lino Banfi: Per quanto riguarda il sito Internet, si sta allargando sempre di più, perché ci sono delle cose carine che finiscono in “LINO”: “GIORNALINO”, che aggiorno con delle notizie settimanalmente, adesso voglio mettere il CAGNOLINO una cosa che non c’era perché sono riuscito ad ottenere dal sindaco Veltroni a Roma uno spazio per fare un cimitero per cani e quindi m’interessano gli animali che hanno bisogno di un padrone, gli animali ammalati, e poi c’è la parte seria mia dell’UNICEF che si chiama SERIOLINO e che sarà sempre più corposa perché a quanto ho capito, venendo qua da Kofi Annan, mi daranno dei compiti sempre più grossi
L’IDEA: Vi sono altri progetti “in pentola” che Lei vuole far conoscere ai nostri lettori?
Lino Banfi: Io ho già accennato prima a Rai International; io adesso mi prenderò il compito d’accordo con i vertici UNICEF di New York di pensare come fare per vaccinare più bambini possibili in Angola In questa nazione hanno bisogno di vaccinazione perché ci sono tante epidemie, tante malattie, quindi farò una campagna mirata e chiederò l’aiuto degli italiani che vivono in America del Nord per poter aiutare questi bambini. Mi pare mi abbiano detto che con un quarto di dollaro si può fare una vaccinazione ad un bambino per salvarlo da due malattie, quindi noi con un dollaro salviamo quattro bambini. Facciamo una campagna mirata, almeno andiamo sul sicuro, così quando vado in Angola potremmo dare una mano ad un milione o due milioni di bambini…