Nino Manfredi: la forza dell’ironia.
Intervista di Tiziano Thomas Dossena pubblicata su L’IDEA N.14, Vol.II, 2002, NY
Nino Manfredi, a New York per una serie di eventi culturali riguardanti la sua estesa produzione cinematografica, tra i quali la presentazione del premio “Business and Culture Award” della Italy and America Chamber of Commerce, ci ha gentilmente concesso una sua intervista in esclusiva.
L’IDEA: Il suo ultimo lavoro tratta di una persona innocente rilasciata dal carcere dopo molti anni. Ci potrebbe dire qualcosa di più al proposito?
NINO MANFREDI: Il personaggio principale viene accusato d’omicidio e si fa trent’anni di carcere da innocente. Gli hanno levato i figli e li hanno fatti adottare da altri e… quando finisce la pena, non vuole uscire dal carcere. Questa è una delle storie che mi è piaciuta di più, perché è difficilissima… Il personaggio non vuole uscire perché ha paura, non conosce più nessuno, non ha più nessuno, casa sua è il carcere… Poi a mano a mano ricomincia a capire e gli viene in mente di rivedere i suoi figli che gli avevano portato via… Questa è una storia stupenda, commovente…
L’IDEA: Lei sa se a New York verrà proiettata?
NINO MANFREDI: Per gli Stati Uniti, la casa di distribuzione è in trattativa con RAI INTERNATIONAL…

Dossena with Nino Manfredi
L’IDEA: Come essere umano, qual è il film nel quale s’identifica di più con il personaggio recitato?
NINO MANFREDI: Io… vorrei dire che il film che ho vissuto di più è “Per Grazia Ricevuta”. È un film alla ricerca di Dio… perché io ho avuto dei seri dubbi sull’esistenza di Dio da quando avevo quindici anni fino ai diciotto anni. Allora fui richiuso in un sanatorio perché malato di tubercolosi bilaterale, una delle più gravi, mi hanno dato due mesi di vita e… ci sono stato tre anni. Tutti i giovani come me andavano tutti i giorni a pregare per la loro guarigione sono morti ed io che non ci andavo… sono ancora qui.
L’IDEA: Qual è in vece il personaggio che si è divertito di più a recitare?
NINO MANFREDI: Divertito mai. Non ci si può divertire… quando si fa un personaggio non ce se pò divertì… se no viene fuori Manfredi e basta. Bisogna entrare nel personaggio e farlo il meglio possibile. Un personaggio che per me è stato difficilissimo è stato quello di “Brutti Sporchi e Cattivi”, ma non è che mi sono divertito…
L’IDEA: Di tutti i film che ha girato, qual è il preferito e perché?
NINO MANFREDI: “L’Avventura di un Soldato”, perché non dico mai una parola…
L’IDEA: Mi deve scusare l’insistenza sull’argomento, ma non avendo visto il film vorrei saperne qualcosa di più…
NINO MANFREDI: Perché io volevo capire se la gente rideva perché dicevo delle battute spiritose o perché magari… eravamo diversi una volta, affrontavamo temi più difficili… io nel film non dicevo neanche “Ah”… infatti Calvino non voleva farmelo fare perché c’erano due argomenti “sacri”: l’esercito ed il lutto. La storia è di una giovane vedova che io non conoscevo, che io incontro in treno per la prima volta e ci faccio l’amore. Questo era un racconto letterario di Calvino, e l’autore mi chiese come avrei potuto farlo “vedere’, dato che era un racconto prettamente letterario… Io dissi a Calvino: –Lei me lo faccia fare, perché io devo capire come rendere il personaggio. Io glielo faccio vedere e se a lei non piace io lo strappo e giuro di fare al produttore un film intero gratis–… Dopo di questo Calvino si è calmato. Quando è andato a vedere il film io non c’ero, stavo a Londra, e lui mi ha scritto una lettera stupenda: Caro Manfredi, sono andato a vedere “L’Amore Difficile”. Quando è passato il nostro episodio mi sono sentito stupito, mi nascondevo nella poltrona perché mi sentivo scoperto dentro… Le posso dire sinceramente che è molto più bello il suo episodio che il mio racconto letterario. Questo è il più grande complimento… . Noi abbiamo lavorato sempre per capire… Quando giriamo non ci divertiamo mai, soprattutto quando facciamo qualcosa che fa tanto divertire la gente…
L’IDEA: Lei ha partecipato in ben 66 film comici e 17 film drammatici, oltre a documentari, thriller ed il famoso “Le Avventure di Pinocchio”. Stranamente, una classifica stilata da un sito Internet americano cita tra i quattro film più votati dai visitatori ben tre drammi (Brutti sporchi e cattivi, Pane e cioccolata e El Verdugo) ma solo una commedia (C’eravamo tanto amati). Come interpreta questa scelta del pubblico americano, cioè che il dramma è apprezzato più della commedia anche se Lei generalmente è classificato come attore comico?
NINO MANFREDI: Sbagliano nel classificarmi. Non sono mai stato un comico, sono sempre stato un attore drammatico. Quando ero a scuola, io dovetti interpretare un brano dell’Otello ed ogni qualvolta mi accingevo a recitare i miei compagni ridevano… Io naturalmente rimasi male, ma il professor Orazio Coppola mi prese sotto braccio e mi disse: –Tu non ti devi arrabbiare quando ridono, perché tu hai una nota in più… non lo sai, ma hai l’ironia, che non si può andare a comprare al mercato: o ce l’hai o non ce l’hai. Con l’ironia fai sempre nascere un sorriso sulla bocca della gente. Ricordati: castigat ridendo mores! Quando ti viene il dubbio che tu non sia un attore drammatico ricordati di questo motto.– Certo che se non c’era qualcuno che me l’avesse fatto notare, come l’avrei saputo?
L’IDEA: È indiscusso che ci vuole qualcuno che riconosca il potenziale dei giovani… Signor Manfredi, qual è l’attore, o attrice, con il quale ha avuto il migliore rapporto di lavoro, e perché?
NINO MANFREDI: Vittorio Gassman. Lui mi ha messo in arte. Venne a scuola a scegliermi per un’opera di (*), L’Aquila Plebea, e durante la lettura del pezzo, fatta a tavolino, io, essendo timido, non riuscivo a parlare e allora Gassman lesse lui la mia parte. Alla fine della lettura, il produttore gli disse: –Gassman, noi non abbiamo bisogno di una comparsa! Questo è un attore che non parla…– Vittorio gli rispose: –Parla, parla. E quando parla lo stanno a sentire…– per farla breve, quando è iniziato lo spettacolo, io sono stato l’unico attore che ha avuto un applauso a scena aperta. La Maltagliati chiese cosa era successo. Io stavo in quinta e sentii Gassman dire: –Manfredi ha parlato!– E così tutte le sere ebbi l’applauso a scena aperta. Tra l’altro, Vittorio è stato sempre un grande amico…
L’IDEA: E nei rapporti personali?
NINO MANFREDI: Mi creda, mia madre che aveva un pudore… aveva vissuto solo per noi… ecco (indicando la moglie Erminia) ha vissuto per lei, perché mia moglie è una donna straordinaria, io senza lei non potrei vivere…è veramente un essere incredibile… E lei mi ha detto due volte di no, eh!… Poi si è dichiarata lei…
L’IDEA: Qual è, o quali sono, gli attori che secondo Lei sono i più validi rappresentanti della comicità italiana?
NINO MANFREDI: Adesso di attori ce ne sono tanti. Prima eravamo in quattro o cinque: Alberto Sordi, Gassman, Tognazzi, Mastroianni… Chiaramente oggi Benigni si stacca da tutti come attore comico…
L’IDEA: Che cosa pensa della comunità italiana negli USA? Lei è d’accordo con la rappresentazione stereotipa degli italoamericani come pizzaioli? Che sensazioni ha avuto incontrando la comunità italiana qui a New York?
NINO MANFREDI: Io mi sono trovato veramente bene a New York. L’esperienza è stata straordinaria. Sono rimasto veramente colpito dall’entusiasmo dei nostri emigrati e dalla loro cultura… e poi è quello che mi ha insegnato mio nonno: l’America è un grande paese. Lui qui ha lavorato molto. Faceva due lavori: lavorava in miniera e poi la notte aggiustava i cambi dei binari dei tram. Quando mio nonno mi ha raccontato queste cose io… ho odiato l’America…poi invece mi sono ricreduto. Le posso dire una cosa, in Pane e Cioccolata avevo un direttore che era una persona molto intelligente, molto colta, però io che sapevo dell’immigrazione gli dissi che bisognava correggerla, quindi la riscrissi…